Lettera aperta ad un amico

Uno stupendo pomeriggio di mezz’estate! Il cielo terso, un’alito di zeffiro sufficiente a placare la calura! Tra lo stormir delle fronde, il cinguettio dei passeri, il ghe ghe della ghiandaia; tra i rumori della gente, che animava il bel giardino dell’ospedale quasi sospettosamente t’avvicinasti a me. Notai dal tuo comportamento ch’eri turbato ed andavi in cerca di qualcuno a cui confidarti. Nel tuo cervello s’accavallavano pensieri su pensieri ed in quel momento, in seguito l’appresi, fra i principali v’era il seguente: “sarà un pazzo, pazzo, od un pazzo, non pazzo”?

Dopo averti velocemente squadrato, decisi di rompere il ghiaccio e con un cordiale “buona sera”, contraccambiato con riservatezza, diedi il via alla nostra amicizia.

Col passar dei giorni tra una chiacchierata e l’altra, dal lei passammo al tu, alle confidenze. Ormai ero penetrato nel tuo animo; tu forse un po’ meno nel mio.

Mi sentivo orgoglioso d’esser riuscito a conquistare la tua fiducia! In quell’epoca, purtroppo, la tua lucidità mentale era intermittente. Negli sprazzi  di luce, interessanti discussioni d’indole enciclopedica mi fecero apprezzare la consistenza del tuo grado d’istruzione e la tua intelligenza. 

Mi confidasti che il “Noan”, la cura a cui eri sottoposto, ti provocava un’acuta sofferenza. In tale circostanza accennasti all’elettroshock. Lo ritenevi indolore, ma quale trepidazione per tutta quella messa in scena! E poi, t’incuteva una fifa tremenda: 

la fifa di morir fulminato”.

Ritenni opportuno intervenire, mettendo al tuo completo servizio il mio modesto sapere in materia, sia per placarti, sia prevedendo per te tempi più duri.

 

“Paura di morire? Possibile che in te, adulto di radicali sentimenti religiosi, sussista tale stato d’ansia, dovuto a quel timore? Sei cristiano, fervido credente…(credo in Dio onnipotente… credo nella resurrezione dei morti… credo nella vita eterna…) e tremi al pensiero di nonna morte?

Riflettiamoci insieme”! Nulla si crea e nulla si distrugge; tutto si trasforma. La creazione di ogni cosa è avvenuta in virtù di un processo di trasformazione, che ha unito più elementi, esistenti allo stato libero. Il corpo giace immoto; lo spirito non muore…

“Non hai mai pensato, che l’elettro viene effettuato su soggetti accuratamente preparati e pre-controllati, con impulsi di corrente, ridotta a valori minimi di tensione, escludenti la folgorazione?

Non ti sei mai chiesto, a che serva?

Tale tipo di terapia, a cui il Cerletti addivenne in seguito a lunghi studi e ricerche scientifiche, è basata su esperimenti positivi. Serve a dare uno stimolo al centro, al sistema nervoso sì da sbloccare l’individuo dall’immobilismo in cui è caduto…”.

con la frase: “Sento di non essere ancora a posto, ma domani i miei vengono a prendermi per condurmi a casa.

 

 

 Che ne pensi?” “Ammetti di non essere ristabilito ed il mio consiglio non può che essere: rifiuta, motivando il rifiuto. Se te ne vai in quelle condizioni a breve scadenza sarai nuovamente ricoverato ed in stato psichico peggiore…”.

Fu più forte di te… Così fu.

Ti venni a far visita e ti incitai allora a prendere il coraggio tra le mani e chiedere … chiedere proprio quel che temevi. In poco tempo tornasti alla normalità e con una boccia in mano nell’atteggiamento di chi cerca di piazzare il punto: “ Avevi ragione, mi dicesti; non so come ringraziarti per il grande aiuto che mi hai dato!” “Va là, ti risposi, tra matti ci comprendiamo!”.Sei stato dimesso e stavolta a lunga scadenza. Non ti ricordi neppure di essere stato in “manicomio”.

Per te è stato un brutto sogno. Per me è la quotidiana realtà. Ho perso un amico, ciò nonostante sono felice per lui. Mi piacevano i nostri dialoghi…

E. Ficini

 

Tratto da il “Mosaico”

marzo 1970

 

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