Succo di arancia
Bella giovinezza confusa con l’infanzia
pestata con l’uva dei primi sentimenti
ecco l’età avanza e la memoria corteggia.
Ho bevuto fino in fondo la bottiglia
spumante di illusioni, ma la gola è secca.
E ti rivedo dolce riva d’acqua
e ciottoli bianchi e profumate serre,
mano materna d’aranci,
odoroso languire di meriggi
sereno balcone di sicurezza.
Cosa ti devo, vita? E quale mistero
tocca al nulla che mi fece te
quale misterioso agguato di cellule
mi aprì a questa veglia di battaglie?
Il destino , se c’è è chiuso in un’ora.
Ma per adesso grido
dimenticando dello scirocco gli squisiti sgarbi
e le indolenti promesse, dimenticando...
Perché solo per questo val la pena di vivere
con qualcosa di guasto dentro l’anima,
una tremula goccia di rugiada
che rammenta l’inizio e le sue trame
nell’argento del fogliame appena intirizzito.
E la vita fu sposalizio di terra e cielo, sorriso
di perla nell’innocente ritratto
di chi va via nel vento, si allontana
da sguardi affascinanti e vi danno al ritorno.
Brillò: e non tornerà più.
In strada, un sogno incontrò l’alba e come una zona di sole
viene sommersa dalla nuvolaglia e si perde.
Svanì senza lasciare ombra.